Antonio Golia scende dalla macchina con movimenti lenti, quasi meccanici. Il casco ancora ben saldo sulla testa, come se volesse nascondere l’espressione. I passi lo portano verso il box, ma prima di entrarci, lo sguardo si alza verso il podio. Da lontano, i vincitori festeggiano tra spruzzi di champagne e applausi del pubblico. Lui resta fermo, immobile per qualche secondo. Gli occhi tradiscono un velo di tristezza, la mascella serrata, le mani che stringono il casco con forza. Poi, con un lungo sospiro, abbassa lo sguardo e riprende a camminare. Poi finalmente si siede su una cassa degli attrezzi, il casco ancora in mano. Gli occhi fissi nel vuoto, il rumore dei motori ormai spento e solo qualche eco lontano nei garage.
Golia: "Tre gare complesse. Tre gare dove ho cercato il riscatto, la svolta, la scintilla che potesse accendere una stagione che sembra sempre sfuggirmi dalle mani. Fuji doveva essere il punto di svolta, la pista dove tutto sarebbe dovuto cambiare. Invece, mi ritrovo qui, dodicesimo in gara, con un senso di vuoto che pesa. Eppure c’era stato un momento in cui tutto sembrava funzionare. Il team ed io abbiamo rischiato, siamo rientrati un giro prima per le gomme morbide mentre la pista si asciugava, ed è stato un colpo da maestro. Sei posizioni guadagnate, una strategia che sembrava pagare… per un po’. Ma il passo, il dannato passo, non è mai stato costante. Ogni giro sentivo la macchina sfuggirmi, come se non fosse mai davvero mia. Un lento calvario, posizione dopo posizione persa, senza riuscire a oppormi.
E allora mi chiedo: cosa manca? Cosa mi manca? L’impegno c’è, il lavoro c’è, la determinazione non mi è mai mancata… eppure i risultati continuano a essere lontani da quello che voglio, da quello che so di poter fare. Il motorsport è crudele, non basta crederci, non basta dare tutto. Serve quel qualcosa in più che ancora non riesco ad afferrare. Ma oggi, se c’è una cosa che mi rincuora, è la gara di Andrea Condolo. Il mio compagno, il mio fratello in questa scuderia, che ha saputo risalire fino alla sesta posizione con una prestazione da applausi. Ha fatto quello che avrei voluto fare io, ha trovato quel qualcosa che oggi a me è mancato. E lo ammetto, un pizzico di invidia c’è. Ma è un’invidia sana, quella che ti spinge a migliorarti, a voler essere migliore.
Fuji doveva essere il riscatto, ma forse è stata solo un altro capitolo di una stagione che non riesce a decollare. Ma non mollo. Non posso mollare. C’è sempre una gara dopo, un’altra possibilità. E fino a quando ci sarà una linea di partenza, io sarò lì, pronto a provarci ancora."



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